Il mio nome è Arco
Il capolavoro dei fratelli castiglioni e l’audacia del genio, un mix di intelligenza e magia
Tra i miti contemporanei c’è senza dubbio l’agente segreto 007 che lo scrittore Ian Fleming creò negli anni Cinquanta e che con il tempo è diventato un personaggio di culto, un fenomeno di costume e un’icona duratura dell’industria cinematografica. Sebbene il personaggio di James Bond sia una figura esclusivamente letteraria, il suo creatore è stato in grado nel tempo di caratterizzarlo perfettamente. All’iconica battuta “Il mio nome è Bond. James Bond” corrisponde un uomo estremamente audace ma dall’invidiabile autocontrollo, l’agente segreto che spara senza rovinarsi lo smoking, colto, affascinante e irresistibile.
Il seduttore con il doppio zero che ha “licenza di uccidere” è riconoscibile soprattutto nell’interpretazione di Pierce Brosnan in “La morte può attendere”, film del 2022 in cui l’agente segreto è in missione nella Corea del Nord per fermare un traffico di diamanti e armi. Sebbene lo scarso successo di critica, il film è interessante proprio per l’intenso citazionismo alle storie e agli scenari di tutta la Bondpedia (sì, esiste un’enciclopedia dedicata al mondo di 007!). Non solo nella trama, ma anche negli oggetti. Era il 1971 quando in “Una cascata di diamanti”, il Made in Italy compare sulla scena attraverso due lampade Arco nell’enorme ufficio di uno dei cattivissimi della saga, Ernst Stavro Blofeld, e la stessa lampada con la sua base in marmo bianco ritorna in “La morte può attendere”, in un altro ufficio, accanto ad un altro antagonista…
Articolo pubblicato su Home! Magazine di maggio 2025
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