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Non sono una grande fan degli alberghi: quando viaggio adoro abitare in case che non sono la mia ma che lo diventano per il tempo fugace di una vacanza. Mi piace fare la spesa al supermercato locale, confondermi con i locals e, rientrando, cercare in tasca chiavi che non sono le mie. Giorno e notte a modificare pareti, spostare mobili da una stanza all’altra in cerca del risultato immaginario perfetto. Così, quando la vacanza finisce e si chiude la porta per l’ultima volta, mi assale la nostalgia per ciò che poteva essere e non è stato. “Un ultimo sguardo commosso all’arredamento e chi s’è visto, s’è visto” cantava Morgan in quel piccolo capolavoro che è Altrove, struggente e bellissima confessione di chi non trova il suo posto nel mondo.

Io mi sento spesso così, sulla porta a fantasticare sulle case altrui. L’ultima aveva un patio affacciato su un giardino. Dalla camera da letto si poteva raggiungere l’esterno senza passare dall’ingresso e ritornare, a piedi nudi, dentro casa. È la fortuna che abbiamo noi mediterranei, con queste case dalle stanze intercambiabili: un patio può diventare un soggiorno e viceversa, un balcone trasformarsi in sala da pranzo. Così, quando ho visto la camera da letto che abbiamo scelto per la copertina sono sobbalzata. Stessa luce, stessi colori. Però non esiste: l’ha disegnata l’intelligenza artificiale, dando forma a un sogno reale, quello di vivere a due passi dal mare (l’ispirazione è una casa di Palermo), respirando l’estate tutto l’anno. A noi ha ispirato il servizio sulle testate del letto e mille altri pensieri. Aveva proprio ragione Morgan: lasciamo che le cose – le case – ci portino altrove…

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